L’ARCHITETTURA LONGOBARDA IN ITALIA

Le architetture costituiscono la sintesi più elevata e riconosciuta della nuova e originale cultura artistico- architettonica maturata dai Longobardi.
Pressoché privi di tradizione architettonica e di familiarità con i materiali da costruzione in pietra, nella penisola italiana i Longobardi acquisirono un proprio modo di edificare che si estese a tutti i ducati del regno, con una uniformità di visione, ma con linguaggi e finalità differenti a seconda delle élites che ne commissionavano la costruzione (re, duchi o aristocratici).
Non si tratta pertanto di beni omogenei dal punto di vista tipologico, ma di strutture eterogenee per forme e funzioni: un’intera cittadina (Cividale), un insediamento fortificato (Castelseprio), un complesso monastico di fondazione regia (Brescia), edifici di culto promossi dalle élites locali (Spoleto, Campello), una cappella votiva (Benevento) e il santuario nazionale del popolo longobardo (Monte Sant’Angelo). Tutti i complessi monumentali sono uniti dall’uso ideologico e consapevole degli spolia (elementi architettonici) recuperati dagli edifici romani e reimpiegati in posizioni che enfatizzano il loro valore simbolico, perfettamente integrati con i manufatti appositamente prodotti, che pure mostrano un’alta qualità formale, segno di botteghe di alto livello.
Questi edifici sono pertanto l’esempio dell’integrazione realizzata dai Longobardi attraverso la fusione dei modelli architettonici e culturali della cultura classica, in particolare di quella ellenistico-romana, e della civiltà cristiano-bizantina.
Le nuove tendenze artistiche e architettoniche da essi elaborate, unite agli apporti di artisti e artigiani orientali impegnati nei cantieri, divennero le basi su cui si fondarono la successiva “rinascita” carolingia e la diffusione di una cultura per la prima volta “europea”.

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