LINGUA E TOPONOMASTICA

I Longobardi in origine parlavano una lingua germanica simile al gotico. Non esistono testimonianze scritte di questa lingua, poiché il loro patrimonio di conoscenze e consuetudini era affidato alla trasmissione orale.
Solo occasionalmente in testi storici come l’Historia Langobardorum di Paolo Diacono, o giuridici come l’Editto di Rotari, compaiono alcune parole longobarde che non hanno corrispettivo latino. Dopo l’arrivo in Italia, l’uso del longobardo decadde rapidamente, soppiantato nei documenti ufficiali dal latino.
Anche nell’uso quotidiano, il germanico parlato da una minoranza della popolazione si per- se nei volgari neolatini delle popolazioni locali, che si sarebbero poi evoluti nei vari dialetti e nella stessa lingua italiana.
Ancora oggi, sia nell’Italiano che nei dialetti regionali, sopravvivono numerose tracce linguistiche testimoni dell’influenza esercitata dalla lingua longobarda.
Oltre a nomi e cognomi di persona (Aldo, Folco, Guido), sono attestati termini dell’uso corrente attinenti a diversi ambiti come la lavorazione del legno (bara, scaffale, panca), la tessitura (federa), le armi (strale, alabarda), l’anatomia (schiena, milza, stinco).
Numerosi anche i toponimi che riflettono aspetti diversi del mondo longobardo: insedia- menti di gruppi armati (fara), tipi particolari di edifici (sala), aspetti del paesaggio (braida, pianura), gruppi etnici annoverati tra i Longobardi e organizzazione giuridico-amministrativa del territorio.

Condividi: